Comincio con due ammissioni in un colpo solo:
– non mi piacciono i lavoretti di Natale e quest’anno ho tentato fino alla fine di resistergli strenuamente
– alla fine ho deciso di celebrare con i bambini il solstizio d’inverno e di costruire delle lanterne, illudendomi che, beh, allora “se si parla di solstizio non è un lavoretto di Natale”.
È stato un bel momento per dare una collocazione un po’ più scientifica alle rudimentali ma brillanti conoscenze astronomiche dei miei giovani settenni, per cominciare a sentirsi parte di un’umanità che da tempi molto antichi (i Saturnali dei romani, certo, ma anche alcuni siti neolitici come quello di Stonehenge) celebra il profondo rapporto con la natura, per prendere coscienza di come questa festa abbia volti molto diversi sul nostro pianeta, per arrivare ad intuire di come il compleanno di Gesù, quando non si era certi di che giorno fosse realmente, sia stato semplice collocarlo intorno alla festa del Sol Invictus. La celebrazione della luce nel giorno della massima espansione del buio era una delle tante scelte possibili dell’umanità antichissima e, a pensarci oggi, è la più bella, la più soprendente. Quanto a sorprese, durante questo parlare libero intorno al solstizio, una bambina, la giovane I, ha intuito, senza averne la minima nozione, il concetto di grafico a dispersione. ”Maestra, io me lo immagino come una specie di V: i due punti in alto sono l’estate, quando i giorni sono più lunghi, mentre oggi, che comincia l’inverno, è il punto più in basso della V”. Ho tracciato la sua V alla lavagna, abbiamo disegnato soli grandi e lune piccole alle due estremità superiori, un sole piccolo e una luna grande all’estremità inferiore, lo abbiamo poi allungato con tutte le “V” che si susseguono di anno in anno, l’abbiamo fatto capire anche ai compagni, che hanno convenuto, che, sì, era proprio una bella idea. E, insomma, quello che I vedeva, sette anni, è un grafico XY, con il tempo sulle ascisse e le ore di luce sulle ordinate; poi uno come fa a non soprendersi di come funziona la mente di un bambino?.
Il solstizio d’inverno e il Natale sono modi umani e extraterrestri insieme, ciclici e unici con i quali l’umanità, noi tutti, ricordiamo a noi stessi che possiamo nascere un sacco di volte, almeno una volta l’anno, ecco. Se non di più. Qualunque taglio ci siamo procurati incidentalmente, per volere nostro o altrui o della vita stessa, si può ricucire e riprendere a fare delle cose, anche diversamente da prima. Insomma, è sempre possibile cambiare, indipendentemente dalla nostra età e da chi siamo stati finora. Cominciare di nuovo. Ri-nascere.
Se questo è un meraviglioso permesso che ognuno in cuor suo deve poter accordare a sé stesso (e forse uno dei migliori auguri che potremmo farci l’un l’altro), ecco, a maggior ragione ogni educatore dovrebbe avere uno sguardo sempre nuovo con cui accarezzare e, a volte, sondare le personcine che ha davanti. Quando in classe vengono messi in atto comportamenti poco desiderabili dopo averli scoraggiati perché non fanno stare bene, dico sempre: “Questo è quello che è successo finora e non ci ha fatti stare bene, ma a partire da adesso siamo sempre in tempo perché tutto cambi”. Ogni giorno, persino ogni ora, ciascun bambino ha la possibilità di essere diverso da quello che conoscevamo fino a poco prima. Quel bambino che siamo abituati a percepire come sempre presente può distrarsi seguendo una borsa fatta volare dal vento, quell’altro sempre silenzioso potrà stupirci con un racconto di sfrenata fantasia che cullava in sè da chissà quanto, quella bambina con la coda di cavallo sempre stretta potrà un giorno presentarsi in classe con una chioma libera e leonina, quell’altra che non ci ha mai raccontato nulla di speciale in nessun lunedì dell’anno potrà un giorno parlarci di tutte le domeniche passate un un solo fiato, quel bambino che ha sempre finito per prima per andare vicino ad un altro e aiutarlo potrà in qualcosa avere bisogno di una mano, quel bambino che abbiamo sempre pensato che non potesse fronteggiare compiti troppo complessi ci darà un giorno una lezione di filosofia, quella bambina che chiede sempre una conferma per andare avanti nel lavoro potrà spiegare alla classe un grafico XY a soli sette anni.
Mi piacerebbe provare a far circolare questi contenuti senza i social, come semi trasportati dal vento o dalle mani di chi li trova interessanti. Se questo post ti è piaciuto, puoi condividerlo con qualcuno a cui potrebbe parlare. E se vuoi ricevere le ‘oltreluci a domicilio’, trovi tutto nel banner laterale. Grazie! Chiara


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