vie educative per cuori vivi e menti accese

Ponti di conoscenza

Ponti di conoscenza

Sai che sono andata al Museo Egizio, maestra?“, mi racconta N sotto una tiepida parentesi di sole in giardino. “C’erano tantissime mummie e c’era pure una ragazza morta a quindici anni“.
Ma non è giusto che una ragazza muoia a quindici anni, cosa le sarà successo di male?“, riflette G, seduta anche lei sul muretto accanto a noi, sinceramente dispiaciuta per quel destino di migliaia di anni fa.
N, mentre eri lì, la guida ti ha per caso detto se ci sono delle ipotesi su come è morta questa ragazza?” rivolgo la domanda direttamenta alla piccola visitatrice.
Lei sgrana gli occhi, quasi incredula della mia ignoranza a riguardo:”Ma come, maestra? L’hanno uccisa gli studiosi per farla vedere nel museo!“.

In fila prima di uscire, qualche tempo fa, A, che nei suoi sette anni contiene dentro la testa una specie di universo panteistico in cui convivono divinità greche, buddiste, induiste, con una posizione di grande rilievo per le pratiche religiose tradizionali probabilmente apprese in famiglia, mi chiede:”Maestra, ma secondo te, quelli che pensano che il mondo non è stato creato da Dio, cosa pensano?” e ride di sottecchi dell’ingenuità del mondo, “pensano davvero che il mondo sia stato creato da uno scienziato?“.

La conoscenza si costruisce pezzettino per pezzettino, proprio come un puzzle con un numero infinito di pezzi, ma senza una foto di insieme per orientarsi in questo viaggio, che per ognuno è unico. I pezzettini si uniscono piano piano e, se si formano nuovi iceberg di sapere slegati dal resto dell’insieme, si cerca di gettare dei ponti per agganciare il resto della conoscenza già acquisita. E quei ponti sono come liane nel vuoto, che possono apparire incredibilmente assurdi, come le spiegazioni che ho ascoltato da N e da A.

Mi fermo. E, come sempre, imparo.
Grazie a N e a A, capisco quanto è vero quel che dicono i pedagogisti: che ogni pezzo nuovo del puzzle, ogni nuovo frammento di sapere, sarà tanto più saldo quanto ancorato a quello che già c’è, alle conoscenze già acquisite. Bisogna creare il ponte, prima di poter percorrere un nuovo tratto di strada nel mondo infinito del sapere possibile.
Metto a fuoco che questo vale per i bambini, certo, ma vale per me, per ogni essere umano, di ogni età: i ponti che si gettano possono essere giusti o rivelarsi sbagliati. Ed è importante essere sempre pronti a distruggerli per ricostruirli con un’architettura più corretta. Vale per il sapere, vale per le relazioni umane, quando, nel tentativo di colmare i nostri pezzi mancanti di comprensione, compiamo esercizi istintivi di attribuzioni di intenzioni. Sono passerelle incerte, a tratti assurde, che ci permettono di collegare, ma, poi, una volta raggiunto il nuovo pezzo di conoscenza, che sia del mondo esterno o dell’universo dell’altro, ci si deve voltare indietro e ricostruire con maggiore verità.
Capisco quanto sono importanti i momenti in cui, con generosità, i bambini dischiudono i loro pensieri, quei modi con cui stanno sistemando il loro personalissimo puzzle, non solo perché è da lì che si può partire a costruire i giusti collegamenti, ma perché lì si possono annidare nuove preziose verità, squarci meravigliosi di pensieri mai pensati, nati dentro all’unicità dei loro misteriosi circuiti di mente e cuore.
La mia amica S, l’altro giorno me ne ha regalato uno, da un bambino della sua classe di tirocinio, un pezzo di ponte, gettato verso nuova conoscenza, che contiene una sconosciuta bellezza: “Maestra, ho capito: gli avverbi sono le emozioni dei verbi“.
Senza quei bislacchi ponti di conoscenza, forse, a ben pensarci, non esisterebbe nemmeno la poesia.

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sono Chiara

lavoro come maestra nella scuola primaria

benvenutə tra le oltreluci, luogo di pensieri e racconti di scuola

le oltreluci accendono l’immaginazione e l’amore per la scoperta, aprono spazi sconfinati di pensiero poetico e critico, intrecciano le arti ad ogni sapere, che si fa così creazione e trasformazione

le oltreluci sono quei bagliori di senso che possono guidare noi maestrɜ oltre le consuetudini, alla ricerca di pensieri e percorsi che espandono e ridisegnano ogni nostro già detto, già fatto, già pensato

le oltreluci sono scintille che abitano i diversi modi di sentire, pensare e conoscere: se riusciamo a vederle, allora possiamo accompagnare a brillare ogni unicità; sono piccoli segnali luminosi a ricordarci che siamo in ogni momento in cammino verso un miglioramento, di qualsiasi entità

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