Questo pezzo è stato scritto con Luca Dalmasso e pubblicato sul numero 59 di Internazionale Kids.
Siamo sempre viaggiatori, anche quando non ci spostiamo da luoghi abituali, per una ragione lh semplice: “Nulla due volte accade né accadrà”, scrive la poeta polacca Wislawa Szymborska. Il nostro sguardo è ogni giorno diverso e così anche gli altri sensi, le emozioni, la fantasia, gli eventi e gli incontri. Eppure, dimentichiamo la maggior parte di questa ricchezza e varietà quotidiana.
L’estate potrebbe essere un buon momento per sperimentare l’abitudine di portare con sé un taccuino e lasciar traccia di quel che viviamo. Le pagine possono essere riempite con grande libertà: poesie volanti, disegni a matita o acquerello, carte di caramella, fiori odorosi, collage, foto, storie ritagliate dai giornali, biglietti di viaggio, gocce di lacrime, pieghe, traiettorie della luna, granelli di sabbia, cancellature, echi di meraviglia, semplici parole, magari in una lingua sconosciuta. Oppure elenchi: di cose gentili che abbiamo visto succedere, di quelle che ci sono sembrate sbagliate e dei possibili rimedi a quelle ingiustizie. E poi: un fumetto, finali alternativi per serie tv deludenti, la trasformazione cubista di un volto, una nuova strofa per una canzone. O lettere a un amore impossibile. Qualche pagina vuota, se ci andrà.
Non è detto che dobbiamo avere con noi solo un quaderno di carta: potremmo avere un taccuino sonoro (basterà un registratore) o, ancora più difficile, un diario olfattivo (un set di fialette?), per acchiappare quegli strati della realtà meno evidenti ma dotati di una potenza straordinaria nel conservare e rievocare ricordi. Taccuino deriva dall’arabo taqwim, che rimanda a un giusto ordine: annotare per riorganizzare. Quello che vi proponiamo noi è, invece, un disordine creativo: fissare stimoli e pensieri per catturare la pienezza del nostro viaggio peri sentieri del mondo che abitiamo e per quelli, segreti e magici, che abitano in noi.



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