Condivido una piccola esperienza vissuta in una seconda primaria.
Non senza qualche imprevisto, in questa classe nella quale sono stata insegnante di sostegno per un anno, ho introdotto un personaggio di fantasia che potesse aiutare a guidare lɜ bambinɜ, in maniera prima istintiva che formalizzata, ad affrontare le scelte ortografiche tra E/È, A/HA (AI/HAI, O/HA, ANNO/
HANNO).
Un giorno, senza preavviso, sono entrata in classe con un copricapo verde e ho cominciato a parlare con marcato accento inglese presentandomi come una cara amica della maestra Chiara, una certa Mrs Green, che amava moltissimo l’italiano ma aveva un problema con la declinazione dei verbi che, quindi, per facilità, diceva tutti all’infinito.
“Ciao bambini, io essere Mrs Green, una cara amica della vostra maestra Chiara. Io essere inglese, ma amare moltissimo il vostro paese e la vostra lingua tanto musicale. Grazie alle mie amicizie e ai miei viaggi, io imparare molto di come voi parlare, ma proprio non riuscire coi verbi: i verbi essere molto difficili per me!”. E così, proseguire una conversazione, rispondendo alle domande spontanee dellɜ bambinɜ, sempre mantenendo i verbi all’infinito.
Questo ha creato, grazie ai giorni nei quali faceva brevemente incursione in classe questa Mrs Green, una sorta di sfondo narrativo e di linguaggio/lessico a loro via via familiare, che, nel tempo, ha potuto fornire loro un aiuto grammaticale di tipo più naturale e istintivo e meno mediato dalle conoscenze grammaticali. La conoscenza di Mrs Green, infatti, nel tempo, è servita per farsi delle domande di fronte ad una delle scelte E/È, A/HA (AI/HAI, O/HA, ANNO/HANNO): “Cosa direbbe qui Miss Green? Direbbe essere oppure lascerebbe semplicemente e? Direbbe anno oppure direbbe avere ?”.
In maniera forse più chiara: se unǝ bambinǝ si trova di fronte alla frase “Sono andata a scuola alle sette per la gita” e non sa se mettere l’acca davanti alla a, potrebbe essere aiutatǝ dal chiedersi se in quel caso, avendo familiarità con il suo modo di parlare, Mrs Green direbbe “Sono andata avere scuola alle sette per la gita” oppure no.
In classe, in presenza di disturbi dello spettro autistico, può essere utile introdurre con gradualità il personaggio inventato (ecco gli imprevisti affrontati!), o magari sostituirlo con una marionetta, in ogni caso dicendo chiaramente che si tratta di un personaggio di fantasia, impersonato (e/o fatto parlare) dalla maestra stessa.
Esperienze giocose di questo tipo sono state di accompagnamento all’apprendimento della corretta grafia di alcune parole, insieme ad altre esperienze di natura creativa, come quella descritta in questa altra via.
Mi piacerebbe provare a far circolare questi contenuti senza i social, come semi trasportati dal vento o dalle mani di chi li trova interessanti. Se questo post ti è piaciuto, puoi condividerlo con qualcuno a cui potrebbe parlare. E se vuoi ricevere le ‘oltreluci a domicilio’, trovi tutto nel banner laterale. Grazie! Chiara


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