Qualsiasi educatore che conduca la sua attività professionale in modo autentico può riconoscere con onestà quei momenti, quelle giornate, quelle settimane intere nelle quali ci si sente distanti da come si vorrebbe essere. Questi tratti sono forse indissolubilmente legati a quegli istanti che funzionano, quei giorni arditi nei quali le cose sembrano essere andate più bene che male e camminiamo, sul marciapiede appena fuori da scuola, qualche centimetro da terra, il petto gonfio di un orgoglio invisibile ma potente.
Ho visto di recente questo Ted Talk dell’educatore inglese Ken Robinson (https://www.youtube.com/watch?v=PU8XnmPTBe0&t=543s) che lui termina con questa poesia di W. B. Yeats:
Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri
del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera perché
cammini sopra i miei sogni.
Dopo averla letta, commenta così: E ogni giorno, in ogni luogo, i nostri bambini stendono i loro sogni sotto ai nostri piedi. E noi dovremmo camminare con piede leggero.
I miei, di piedi, sono molto meno di quanto vorrei lì, a danzare con grazia sui sogni. Spesso i miei piedi o sono distanti a perseguire i miei di sogni, o sono tremendamente pesanti o camminano seguendo abbagli. Ed è quando mi rendo conto di questo (non senza dispiacere) che comincio il processo di allenamento per poter occupare con dignità quello spazio unico nelle loro vite e riuscire a lasciare tracce leggere, invisibili, come l’incessante movimento di un lombrico che scavando gallerie rende il terreno fertile e ospitale, o come quelle piogge leggere che penetrano in profondità senza devastare. [Sulle metafore agronomiche vado ancora abbastanza forte].
Raccolgo anche la sollecitazione di G, come me maestra in crescita, che sabato scorso durante uno dei nostri laboratori universitari mi ha raccontato il dispiacere dei suoi “maestra, in questo periodo urli troppo“, e (mi, ti) propongo di iniziare e continuare una lista di “passi leggeri”, cioè di quei movimenti che riescono a sterzare le nostre traiettorie di maestrɜ nella vita di ogni giorno, negli istanti, non nelle grandi progettazioni.
PASSO LEGGERO NUMERO 1: tutte le incontabili volte nelle quali ricevo in classe una richiesta da unə dellɜ bambinɜ della mia prima primaria ancora naturalmente in rodaggio, rispondo “Certo, dopo aver finito la tal cosa“, anziché uno di quei secchi “No” che mi escono dalla bocca in certi momenti di traffico di punta, in cui voglio portare a casa l’obiettivo di terminare un lavoro tra una selva di minuscole richieste. Mi dico: quelle richieste arrivano semplicemente al momento sbagliato, ma sono comunque parte di quel drappo che ognuno sta cucendo per sé e che io ho il dovere di non sgualcire, ma di lasciar impreziosire.
PASSO LEGGERO NUMERO 2: tutte le (di nuovo incontabili) ripetizioni di una stessa norma del buon vivere insieme o di una consegna, che si rendono necessarie perché qualcunə non l’ha ascoltata o l’ha dimenticata possono essere precedute da un sorriso e da un “Dai, ce la puoi fare a ricordartelo“, anziché da un grugno e da un “Davvero, devo ripeterlo un’altra volta?“.
In attesa di altri passi leggeri (miei, e spero altrui: li aspetto!), ci metto insieme, perché in fondo apre una prospettiva più onesta nei confronti del futuro, questo frammento di Pablo Neruda, recente regalo di A:
Lasciate tranquilli quelli che nascono.
Fate posto perché vivano.
Non fate loro trovare tutto pensato,
non leggete sempre lo stesso libro,
lasciate che scoprano l’aurora
e che diano un nome ai loro baci.
[L’invito è aperto: se nel leggerle questo post ti è venuto in mente un tuo passo leggero — un gesto, una frase, un modo di fare che ogni tanto ti riporta sulla strada della cura del drappo di sogni — mi piacerebbe raccoglierlo, in forma di commento a questo post o via mail. Sarà bello creare, lentamente, una mappa collettiva di passi leggeri].
Mi piacerebbe provare a far circolare questi contenuti senza i social, come semi trasportati dal vento o dalle mani di chi li trova interessanti. Se questo post ti è piaciuto, puoi condividerlo con qualcuno a cui potrebbe parlare. E se vuoi ricevere le ‘oltreluci a domicilio’, trovi tutto nel banner laterale. Grazie! Chiara


Lascia un commento