Raccolgo qui i passi leggeri che varie persone, con generosità, inviano alle Oltreluci, a partire dalla lettura di questo post: Passi leggeri.
Sono gesti, pensieri, modi di fare che provano a camminare con piede leggero tra i sogni dei bambini (e non solo).
IL PASSO LEGGERO DI ALDA:
In quei momenti in cui in classe qualcuno esce fuori dal seminato e non rispetta i compagni o le regole della collaborazione, il mio passo leggero è questo: “Diamo il meglio che possiamo”.
Poi oi rivolgo la domanda a tutti noi che siamo in classe: “Stiamo provando a dare il nostro meglio?”. E immancabilmente, proprio i bambini più in difficoltà alzano la mano per primi per dire che non lo stanno facendo. Subito dopo chiedono scusa ai compagni e iniziano realmente a dare il loro meglio.
IL PASSO LEGGERO DI LAURA:
Vale anche per i genitori e i nonni, come mi riconosco!
Con la differenza che i nonni hanno tempi lunghi, non devono correre.
Il mio passo leggero è la capacità di non incaponirsi a dimostrare chi sta “guidando” (cioè io) ma di creare un diversivo (proponendo io qualcosa di diverso o raccogliendo un loro spunto). Il momento in cui credo di aver avuto passi leggeri è quando facevo catechismo con gli adolescenti, occorreva interessarli entrando in comunicazione ma anche ascoltarli, lì prevaleva il fatto di voler bene a quei ragazzini. Ma non c’era un programma da seguire assolutamente o un risultato da raggiungere, ma era importante ci fosse un clima accogliente e spazio per tutti.
IL PASSO LEGGERO DI ALESSANDRA:
Cara maestra Chiara, rivivo con te le mie esperienze in classe, e come sempre completi il mio punto di vista. Chiedo aiuto a te e a tutti coloro che spesso sentono i propri passi troppo pesanti, perché ciò che più tempo è non riuscire a garantire la giusta presenza ad ogni bimbo in un gruppo classe, perché ognuno possa vivere l’ambiente di apprendimento in modo sereno. In prima è davvero difficile non alzare il tono di voce qualche volta, per poi sentirti morire dentro quando ti senti dire “Maestra tu urli troppo io ho paura!” Sento sgretolarsi il pavimento sotto i miei piedi che all’improvviso si fa di cristallo. “Pericolo!!! Serenità in fuga”. Oppure quando seduta di fianco a E., un bambino che ce la mette tutta, che non riesce però a stare fermo mai, che si distrae con un battito d’ali e che può arrivare ovunque se solo la sua maestra trovasse il tempo di stargli vicino 5 minuti, dedicarsi a lui che nella prima parte di vita non era qui, in questo luogo fortunato in cui tutti hanno le stesse opportunità, ed io sono stata scelta perché lui possa rivendicarle. “E. sei rimasto indietro, vieni che ti aiuto!!” I suoi occhi rotondi curiosi brillano ma subito dopo si forma una processione dietro di bambini che chiedono un parere, un conforto, un rinforzo un aiuto. Non posso negarlo a nessuno, certo ma io vorrei anche dedicarmi a Lui per una volta, solo a lui che più ha bisogno di me. Un passo in avanti nel tentativo di esserci e poi all’improvviso: “Ragazzi ma possibile che non possa chiedervi di pazientare 5 minuti una volta per poter essere d’aiuto ad un vostro compagno che subito dobbiate procedere in una processione di cui non avete bisogno????? La mia voce si è alzata di nuovo, non sono capace di dividermi nel modo giusto, il senso di colpa vince sulla volontà di procedere per obiettivi. “Pericolo!!!! Serenità in fuga”.
Facciamo così allora, proviamo a tendere verso la prevenzione con un fortissimo segnale sonoro di allarme, come quello di un antifurto che grida per allertarti allo straniero nelle vicinanze. Voglio provare a sentire la mia voce nella testa più forte: “Fermati! non c’è bisogno di urlare, respira, trova le parole giuste perché ognuno possa sentirsi coinvolto senza vivere il disagio di una maestra urlatrice” forse abbiamo bisogno di un format. “Ricordati i bambini vivono il sogno di una maestra che sorride, che risponde alle loro richieste, di una scuola accogliente verso cui vogliono correre la mattina”.
Voglio provare a guardare verso questa immagine, i bambini che spingono per entrare per primi in classe perché sanno che troveranno un altro porto sicuro, un luogo sognato che non li deluderà.
UN MIO NUOVO PASSO LEGGERO:
Durante un’uscita al Castello di Stupinigi — una giornata piena: laboratori artistici, elfi, sale dorate, presepi, miniature ferroviarie — abbiamo vissuto molte esperienze diverse, tra laboratori artistici, incontri natalizi, visite museali. Era una di quelle uscite in cui pensi che i bambini porteranno a casa soprattutto la meraviglia programmata: il bello evidente, strutturato, pensato per loro.
A fine settimana, come sempre, ci siamo messi alla nostra bacheca del passato-presente-futuro, per raccogliere la settimana in un disegno libero. Sono arrivati due disegni che proprio non riuscivo a decifrare. Non erano le renne, non erano i saloni della Palazzina, non erano elfi, né Babbi Natale, né gli allestimenti che avevamo visitato.
«Cos’è questo?», ho chiesto.
E loro, stupiti che non capissi:
«Ma maestra… è quando abbiamo corso nel cortile, tra un’entrata e l’altra, per non bagnarci! E anche tu saltellavi con noi, guarda!»
E insomma: di tutta la giornata organizzata, ciò che è rimasto impresso è stato quel correre insieme sotto la pioggia, quel saltello leggero nato da niente, non programmato da nessuno, non previsto, non pensato.
Un gesto minuscolo e condiviso, un momento senza scopo, che però ha cucito un minuscolo pezzo di quel noi che sta crescendo.
La mappa dei passi leggeri è in cammino.
Se vuoi aggiungere il tuo, scrivimi o lascialo nei commenti al post.
Ogni passo leggero è un filo che intreccia questo drappo comune.
Mi piacerebbe provare a far circolare questi contenuti senza i social, come semi trasportati dal vento o dalle mani di chi li trova interessanti. Se questo post ti è piaciuto, puoi condividerlo con qualcuno a cui potrebbe parlare. E se vuoi ricevere le ‘oltreluci a domicilio’, trovi tutto nel banner laterale. Grazie! Chiara
