vie educative per cuori vivi e menti accese

scintille

Un piccolo elenco di frasi luminose “catturate” nella vita di tutti i giorni a scuola.

N si avvicina mentre siamo in giardino, mostrando un bastoncino leggermente ricurvo.
“Maestra guarda che bel cino!”.
“Un cosa?”.
“Non vedi? Guarda, sono come Capitan Un Cino!”.
[N. 2025]

“Sai qual è il giorno in cui sei nato, C.?”
“No, non lo so.”
“Aspetta che controllo sui documenti… Ecco qua: il 18 settembre.”
Ma no, maestra! Quello è già il giorno del mio compleanno!“.
[C. 2025]

I. mi abbraccia forte e, con aria sognante, mi dice: “Maestra, profumi proprio di pasta ai broccoli“.
[I. 2025]

Quest’estate ho abbronzato così tanto i capelli che alla fine sono diventati biondi.
[J. 2025]

Maestra, pensavo: ma tu che ami così tanto le piante, poi mangi solo piante. Non ti dispiace neanche un po’ per loro?
[J. 2025]

In un tema storico, M racconta di un bambino romano che va a vedere uno spettacolo al Colosseo con la mamma, ma improvvisamente scoppia un incendio e lui si perde nella folla per poi venire miracolosamente salvato da Tazio, il Gladiatore in persona. Nel finale ritrova la mamma e conclude: “Ringraziamenti, fotina, e via a casa”.
[M, 2025].

Un’alunna di quinta mi guarda pensierosa mentre racconto i nove mesi di vita intrauterina e gli attimi che la precedono. Poi sbotta: “Ma, maestra, perché spieghi queste cose anche ai maschi?”.
[S, 2025]

Un bimbo di quarta, vedendo che erano nate le piantine in classe, urla a un compagno:
“Siamo diventati papààààààààààà”.

(L, 2025, regalo di maestra Erika).

“Bimbi, sapete cosa sono le mummie?”
“Delle persone ricoperte di cartaigienica”.
(M, 2025)

“Prova a dirmi una cosa essenziale di cui abbiamo diritto perché ne abbiamo un assoluto bisogno e senza non potremmo vivere senza”.
“Un amico”.

(A, 2025)

E poi vide una cosa così bella che si impanicò di felicità.
(S, 2024)

“Uh, ma non vedo l’Inghilterra sulla cartina!”, dice D preoccupato davanti all’Europa politica.
Risponde immediatamente L, con l’aria di chi la sa veramente lunga: “Eh, è perché l’Inghilterra è poi uscita dall’Europa”.

(L, 2024)

In gita al mare.
Appena arrivati, prima di qualsiasi altra cosa, andiamo a salutarlo di persona.
Sulla riva, i bambini trovano una medusa spiaggiata. Come capita moltissime volte ai bambini di città, la creatura li mette in allarme e io (come faccio per cimici, ragni, lombrichi, api, bombi, ecc.) accorro come mediatrice tra il selvaggio e l’umano. Raccomando loro di non oltraggiarla evitando di coprirla di sassolini, ma di lasciare che la risacca la riporti eventualmente in acqua.
Dopo qualche po’, quando sono già in giro con Cl per selezionare i sassolini che ci permetteranno di rappresentare il Big Bang, vengo chiamata da Ch, alunno di un’altra classe. Ch è uno di quei bambini con una fama di agente di gravi disturbi.
“Maestra, cosa aspetti a metterla dentro il mare quella medusa?”, mi dice senza preamboli.
“Hai ragione, Ch” gli rispondo in tutta onestà, “ci ho pensato anche io, ma ci sono tutti questi bagnanti e non vorrei si urticassero”.
“Ci hai pensato bene, maestra? Se lo fai, al massimo, se proprio quelli la incontrano, si bruceranno un po’ la pelle. Se non lo fai, lei perde la sua vita. Ti sembra la stessa cosa?”.

(Ch, 2024)


La vedete questa cosa sotto alla nave? Si chiama chiglia e l’hanno inventata i Fenici.
Se la nave è piatta sotto, quando il mare è grosso, si cappotta; se, invece, sotto hai questa forma a sorriso, allora non affondi.

(J, 2024)

Accoglienza delle classi prime.
Tutor grandi delle quinte schierati per accompagnare i piccoli dentro, uno a uno, per mano. Io dietro di loro.
Alle mie spalle, i piccolini in attesa di essere chiamati per nome, per entrare dentro alla porta reale e metaforica che li renderà un po’ più grandi. Accompagnatori adulti e insegnanti tutti emotivamente coinvolti, grandi sorrisi, occhi lucidi.
Maestra V prende in mano il foglio con i nomi. Il momento ha una sua solennità.
Dietro di me, parte una conversazione tra seienni, sottovoce:
“Ma, quindi, adesso che succede?”, chiede il piccolo F. al suo amico D.
“Eh, F, succede che ci chiamano e entriamo dentro”, risponde sicuro D.
F. cambia espressione, il sorriso si trasforma in tragica realizzazione dell’impensabile che diventa realtà, capisce che sta succedendo veramente: oggi è senza possibilità di scampo il suo primo giorno di scuola primaria.
D. guarda F. con affettuosa sufficienza: “Io te l’avevo detto, eh, che la materna te la dovevi gòdere di più”.

(F e D, 2024)

Ieri avevo la febbre e mia mamma è stata a casa per guardarmi: seconde te aveva paura che rubassi qualcosa?
(E, 2024)


Lo sai che se inventi un numero poi dopo un po’ di anni si avvera?
(G, 2024)

Mio zio non ha la voce però ha un cagnolino.
(M, 2024)

Mia mamma mi coccola sempre perché sembro un po’ un gatto.
(M, 2024)

Una volta mio padre da grande faceva il pompiere.
(B, 2024)

A ha spesso la sensazione di non farcela ad affrontare le cose.
Come una sorpresa, entra in classe il maestro che conduce un laboratorio di musica. Tutti sono felici, non si aspettavano il suo arrivo.
Anche A saltella festosa: “Maestra, questo è proprio il momento di tirare fuori tutta la mia ansia”.
“Ma no, A, l’ansia non ti serve mai, men che meno adesso”.
“Hai ragione: questo è il momento di tirare fuori tutta la mia felicità”.
E corre verso l’aula di musica.
(A, 2024)

Disegnare e colorare ti sfoga la vita.
(A, 2024)

Maestra, ma tu che lavoro fai?
(E e E, 2024)

V., oggi all’uscita viene a prenderti nonno Enrico: lo riconosci?
Certo che lo conosco: è mio zio!

(V, 2023)

Maestra, ho un problema grande- mi dice allarmata G, una mano al collo e una al petto – non lo sapevo mica, ma credo di avere due cuori: senti, uno mi batte qui e l’altro qui sopra!
(G, 2023)

Tra bambini.
“Scusa, ma cosa dice tua mamma se sente una parolaccia così?”.
“Penso sarebbe confusa: le mamme non conoscono le parolacce, non saprebbe cosa sto dicendo”.

(A, 2023)


Davanti a un cartellone 3d appeso da bambini più grandi per illustrare il sistema solare.
– L, sai cos’è questo?
– Sì, sono i pianeti.
– E la Terra qual è?
– Quella lì con la pallina gialla attaccata.
– E secondo te cos’è quella pallina gialla?
– Il segno che noi siamo qui.

(L, 2023)

“Le mamme sono arancioni, i papà blu, le nonne sono arancione chiaro, i nonni azzurri. Io, vedi?, sono verde e mio fratello è viola.”
(M, 2023)

Gli idraulici stamattina presto hanno scaricato i tubi in cortile e il cortile era tutto dirindin dirindon”.
(L, 2023)

Attenta ai funghi! Possono essere avvelenosi!
(L, 2023)

“Ma no, guarda, hai sbagliato! Hai colorato azzurro sia il mare sia il cielo!” dice B a M che sta colorando la sua piccola porzione di sfondo dietro ad una nave.
“Mare e cielo hanno lo stesso colore, B: M ha colorato giusto”, lo rassicuro. ” Il mare è azzurro proprio perché il cielo lo è”.
“Sì, lo so. E so anche perché, maestra: le nuvole fanno piovere l’azzurro del cielo dentro al mare”.

B, M, 2023

Il nonno di A lavorava in una cartina geografica.
E, 2023

Lo sai che il cane di mio zio si è sposato e poi ha avuto dei cuccioli?
M, 2023

Io so una cosa: so che in estate c’è il giorno più grande del mondo.
L, 2023

Noi non vogliamo il bis di parmigiano, noi vogliamo l’infinitis.
M e E, 2023

Sentire il suono delle foreste fa passare la tosse.
C, 2023.

Maestra, vediamo se sei abbastanza agile da sbucciarmi la mela.
L, 2023

Lo sai che in Egitto l’acqua non disseta?
C, 2023

Io ho coraggio, io so dire scusa.
N, 2023

A quelli che sono bravi do tanta acqua, a quelli che sono cattivi poca.
E, 2023

La musica ci risveglia.
M, 2023

Quando sarò grande, i fiori saranno giganti.
B, 2023

Io ho il cognome di mio padre, che ha quello di mio nonno, perché sai, maestra, “all’epoca” si prendeva il cognome del proprio padre, non come adesso.
A, 2023

Se mi sgridi così, con me non funziona.
G, 2023.

sono Chiara

lavoro come maestra nella scuola primaria

benvenutə tra le oltreluci, luogo di pensieri e racconti di scuola

le oltreluci accendono l’immaginazione e l’amore per la scoperta, aprono spazi sconfinati di pensiero poetico e critico, intrecciano le arti ad ogni sapere, che si fa così creazione e trasformazione

le oltreluci sono quei bagliori di senso che possono guidare noi maestrɜ oltre le consuetudini, alla ricerca di pensieri e percorsi che espandono e ridisegnano ogni nostro già detto, già fatto, già pensato

le oltreluci sono scintille che abitano i diversi modi di sentire, pensare e conoscere: se riusciamo a vederle, allora possiamo accompagnare a brillare ogni unicità; sono piccoli segnali luminosi a ricordarci che siamo in ogni momento in cammino verso un miglioramento, di qualsiasi entità

le oltreluci nascono da e continuano ad essere per liberi sentieri

le oltreluci sono venti, vie, scintille, nodi, passi e orizzonti

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